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PROCESSO A MEDEA: ACCUSA, DIFESA E SENTENZA FINALE. DA EURIPIDE AI GIORNI NOSTRI
Autore AGOSTINO FERRARA
Codice ISBN 978-88-31212-00-7
Tale elaborato parte dal dramma classico, e realizza un romantico excursus tra letteratura, musica e teatro, sino ad arrivare alla simulazione processuale. Processo a Medea: Accusa, difesa e sentenza finale. Da Euripide ai giorni nostri. La Medea euripidea a è una donna «tremenda» (δεινὴ), il suo sguardo ha la stessa ferocia di una «leonessa». Medea è “colei che non piange”, una sorta di Filumena Marturano ante litteram. Questo peculiare aspetto è preso in considerazione da Cesare Pavese nei Dialoghi con Leucò. Euripide, Eduardo, Pavese. Il lavoro procede nella direzione critico-comparatistica tra chi accusa e chi difende la nostra protagonista. Medea amans o Medea furens, Ovidio ne vuole evidenziare la peculiare capacità di fare e disfare, di trasformarsi, cioè la metamorfosi di Medea. Che Medea sia anche una vittima, non è un’acquisizione recente della critica. Oltre alla sezione accusatoria, vi sarà una sezione dedicata alla difesa. È soprattutto con la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel clima maturato dopo la caduta del nazifascismo, che questa caratterizzazione del personaggio riceve maggiore attenzione. In questa direzione si inserisce uno dei più interessanti ritorni a Medea del Novecento, il romanzo Medea. Voci della scrittrice tedesca Christa Wolf, poi adattato anche per la scena teatrale. Tanto altro si leggerà, ma perché si continua a parlare del mito di Medea? Il mito persiste nel tempo in quanto più sono arcaiche le caratteristiche tanto più rimangono inamovibili, ma anche perché siamo noi a volerlo, siamo noi che avvertiamo la necessità di mantenere in vita la sua esistenza. Questa volontà di mantenere in vita quel mondo lontano, arcaico, violento e perturbante, ha, come si scrive Jung, un fine terapeutico.